martedì 27 novembre 2012

babbo natale non esiste

Ontario. Parata di Natale. Un uomo, acconciato come un corno e con un corno in testa, si aggira tra bambini vocianti. Eccitati come solo i bambini a Natale. Sono lì. E aspettano. Che arrivi lui. Babbo Natale. Dispensatore di doni. Con casetta delle lettere magicamente libera. Perché, si sa, Babbo Natale è l'unico che può esaudire i desideri di tutti. Laggiù nel polo. Circondato da elfi, omini buffi e laboriosi. Con un solo imperativo. Il sorriso stupefatto sulla bocca dei bambini. L'assicurazione che quella magia esiste.

L'uomo acconciato-come-un-corno e con-un-corno-in-testa continua a incombere. Strombazza verità roventi e imbarazzanti. Le urla proprio a loro. Ai bambini e ai bambini che sono rimasti ancora nei grandi, grandi.

"Babbo Natale non esiste" "Babbo Natale non esiste" "Babbo Natale non esiste".

Una nenia ributtante.

La polizia lo arresta. Ha disturbato la quiete pubblica. È ubriaco. Finanche. Un sospiro di sollievo sui fumi dell'alcool. Perché' non e' difficile spiegare che Babbo Natale non esiste. No. Basta trovare le parole giuste. Difficile è scegliere di spezzare l'incanto. Interrompere la magia. Negare che, ancora una vola, tutto sia possibile. In fondo, succede solo a Natale

mercoledì 21 novembre 2012

simpatici amici da sfollare

meglio noti come pidocchi. incubo di ogni sguardo materno al semplice grattar di testa di manina fanciullina. tema caldo nel paese di mammitudine, sprigiona una vis scenica da piccolo (quello di milano). ai quarant'anni di tata, amica di emme, c'eravamo tutti. in formazione completa. dopo le prime tre ore di disagio d'ambientazione (l'unico trait d'union in quel salotto, era tata), dopo una torta caprese, una ciambella glassata, e mini tartufini rotolati nella granella di pistacchio, emme si è sciolta davanti alle affabulazioni di marta. tema del giorno: come ho vinto la mia battaglia contro i pidocchi.
atto primo: circa una settimana fa, alice, la depositaria cinquenne di uova altrui, si gratta.        
atto secondo: dopo un consulto strategico con nonna elvira, marta non ha più' dubbi. Ha inizio la battaglia.
atto terzo, quarto, quinto, sesto, epilogo: acquisto di lozioni inefficaci, benché speranzose e autorevoli, in farmacia. Ricerca forsennata sulla rete. alla fine, dopo forum, virtuali vetrine erboristiche, cognizioni di teste che si uniscono e di cappelli che si scambiano con troppa disinvoltura, ecco il rituale salvifico.
durata: dalle due alle tre ore
ingredienti: mano salda; pettinino anti crosta lattea; bottiglione di balsamo. pinze per capelli, come dal parrucco. (più ne avete, meglio sarà)
svolgimento: impacchettare con il balsamo i capelli. Tenere in posa (trenta minuti almeno) armarsi di pettinìno e poi, ciocca in su, ciocca in giù, ciocca in su, ciocca in giù' e il pidocchio non c'è più! lavare i capelli. ripetere l'operazione fino a completa eliminazione degli alieni bianchi.
la marcia in più: rivolgersi, ovviamente, in erboristeria (meglio se avete un’amica erborista) vi riveleranno, senza sforzi, la pozione magica, e anche quella preventiva. la potete fare a casa, finanche. così, bellamente. bastano solo olio di mandorla (100ml); olio essenziale di rosmarino (5 ml); olio essenziale di bergamotto (5 ml); olio essenziale di lavanda (5 ml). agitate tutti liquidi in un calderone e braccate il soggetto da bonificare. 30 minuti di quest’amalgama in testa. e via con il pettine. e lo shampoo. ripetere. un’altra volta. nella stessa settimana.




venerdì 16 novembre 2012

The breast milk baby

chissà chi la troverà sotto l' albero di natale. è una bambola. la puoi allattare veramente. è decorata da premi prestigiosi. il dottor Toy Top le ha detto che è il migliore gioco educativo dell'anno 2011. La produce una casa spagnola, la Berujan. costa 55 sterline, 89 dollari se preferite. nel regno unito ha sbancato, sollevando sondaggi (vedi huffingthon post), sopraccigli, sorrisi. e qui da noi?
per la gioia di Claudia Porta e per tutte le addicted, la scatola-casa della bambola che puoi allattare, contiene una sorta di mei thai. Emetti i versi che i frugoli emettono. la tiri su e fa il ruttino. in tutto e per tutto un bambino. con una marcia in più. insegnerà alle bambine come prendersi cura nel modo più naturale al mondo. proprio come hanno fatto le loro mamme.
quelli della carica di estivill già li vedo dardeggiare. soprattutto contro certi estremismi allattanti (o allettanti) della lega del latte and co. alcune storceranno il muso. (non parliamo della badinter!). con nuvolette da rodari che escono dalle orecchie: mamma mia cosa s'inventano pur di vendere e indottrinare al naturaliter senso di mammitudine. altre, sulla cresta del nuovo che avanza, altrimenti detto, guarda che gioco figo che le faccio trovare a natale, ci vedranno una panacea. Altre, ci vedranno, quello che non sono state. Come una nostalgia spezzata e obliqua. da mancanza.
altre incresperanno le labbra in un sorriso. senza beffa alcuna.


venerdì 26 ottobre 2012

parole ai bimbi, nove

non c’è stato nessun ahia! guarda dove metti i piedi che se non guardi dove metti i piedi, cadi sempre! (a fabrizio, 5 anni)
dai che siamo in ritardo e il biscotto non lo mangi più! (a martina, 2 e mezzo)
vediamo se uscite dall’acqua con le buone o con le cattive. chiamo la capitaneria di porto e vi faccio venire a prendere (a elisa e sofia, cinquenni)
tu i capricci non li fai. con noi non si fanno i capricci! (a lorenzo, 5 anni)
e che sono sti pianti da bimbo cattivo? (a marco, 4 anni)
vedi com’è brava quella chiara che non piange? (a chiara, 18 mesi)
scivola normale, non a pancia in giù. se la nonna di giulio non vuole glielo dice. tu pensa per te. (a emanuele, 5 anni)
guai a te se ti trovo in piedi! (a margherita, 3 anni)
ti ho comprato 5 euro di cose inutili. ti avevo chiesto collaborazione! (ad antonio, 5 anni)
vedi di scatenarti tutto insieme! i soldi sono finiti te li sei ciucciati tutti! (a lorenzo, 4 anni)
no, non toccare la terra che ti sporchi le manine! (a daniel, 18 mesi)
tanto è cosi: dagli otto anni poi non sono più loro (a tutta al categoria degli ottenni)
ti faccio piangere! Lo sai, eh!! (a lucia, 3 anni e mezzo)
quanto sei cattiva a nonna! Non sei come gli altri bambini tu! Quanto sei cattiva! (a martina, 6 anni)
basta non piangere più! Che vergogna! (a ludovica, 3 anni)
prima di tutto si dice “vieni”, no “vieno”! inizia a parlare in italiano, no nella tua lingua! (a sofia, 2 anni e mezzo)

lunedì 15 ottobre 2012

emme-minou's plumcake

ambientazione: interno. di pomeriggio. perché sia meno lungo. perché minou ha deciso che il pomeriggio non dorme più;
musica: canzoncine di natale (anche se mancano quasi due mesi, ma noi siamo avanti); pink floyd (un ossimoro); giovanni allevi (con tutti i suoi ricci contro i capricci);
voci fuori campo: gira dolce, dolce, come sai fare tu. così, mamma? (la ciotola sembra un vortice tra scilla e cariddi). più piano, piccolo chef! (diritti d'autore a ratatouille); posso mettere? te lo dico io quando puoi versare la farina, mamma! posso? no, ancora no. ... dove vai? Vado a giocare, chiamami quando devo versare la maizena. Va bene!
ispirazioni: plum-cake allo yogurt by giallozafferano; giocare insieme.
il tocco di emme e minou: farina di farro (180 gr.); maizena (60 gr.); yogurt alla banana ( due vasetti, l'unico che abitava il figrorifero blu); vanillina (il frigorifero blu era disadorno di limoni gialli)
forma: un tondo con i fiori. Perché le forme ci piacciono strane. Contro.
sensazioni: la casa e' avvolta. Il profumo si srotola. lambisce. una danza. invitante
come il nostro plum-cake. buono per davvero.

sabato 13 ottobre 2012

con lui

Con lui cammina. non chiede di stare in braccio. dondola la mano nella sua con l'esuberanza di una piccola donna. con lui va a comprare il gelato. una vocina flautata. e lui, zac, indossa la felpa, quella blu, che lo fa bello, bello assai, da mangiare. quando torna spumeggia “mamma, mamma”. afferma. gioisce. abbraccia. il muso incioccolatato.
con lui chiude la porta della stanza e gli dice di non entrare, perché la sera torna tardi e si è dimenticato di lei. emme a volte interviene. a volte tace. a volte si rifugia nell'etere.
con lui fa le facce shark. da squalo. le onomatopeie che a emme danno tanto fastidio. pow - pow, in coro. due goliardi coetanei.
con lui si ritrae al risveglio. e con perentorietà acerba e immediata comanda: voglio stare all' angolo.
a volte, quando li vede dondolare mano nella mano, dalla terrazza, emme pensa di avere ricevuto il suo pausillipon. la sua interruzione. e la guarda con struggimento. con la nostalgia di una cosa che poteva essere e non sarà perché questo amore in boccio ha il clamore del distacco. ma non fa male. è solo che accade perché deve accadere. e confessa, senza vergogna, che ieri ha tirato minou fuori dalla sua culla, che troneggia davanti al lettone come un soprammobile impolverato. 
"mamma, mi copri?". "si".
ma il cuscino le sembrava troppo grande per una testa sola.
capelli confusi nei capelli. respiri confusi nei respiri.
un desiderio intenso di averla accanto. perché ancora si può.

mercoledì 10 ottobre 2012

Sospensione


E ti rendi conto. Che si è trattato solo di una sospensione. Dalla realtà.
Che i capricci sono sempre gli stessi. Sfiniscono e disorientano.
Che il romanticismo si ostina nella sua assenza.
Che la chiusura s'infrange sulla chiusura.

E ti rendi conto che basta poco per pesare le persone.
Adeguarsi alle freddezze. Rispettare un codice sottile e non detto.
Che basta poco per sorprendersi. Rimanere con le mascelle aperte.
per commuoverti. Per l'incatato stupore della purezza

E realizzi che la difettosa sei tu. Si.
.
E ti ricordi che dei biscotti ti piaceva impiastricciarti le mani con le briciole. Sul fondo del sacchetto.

E sulle labbra aleggia un sorriso ebete. Quello, bambino, della sospensione. Un'ora. Solo una.

lunedì 8 ottobre 2012

emme va in tv

Quando una donna diventa mamma, si sente sola. A un certo punto, da subito o in mezzo, durante o dopo, si sente sola. Di una solitudine abbarbicata sui trampoli. I trampoli della felicita. Perché una neo mamma e una mamma, per definizione, devono essere felici. Senza turbamenti. Come può essere il contrario, in fondo?e quando senti quel groppo. quel vuoto allo stomaco. e quando credi di non essere in grado, taci. Abbassi il capo e continui. Perché sei una donna che è diventata mamma. Per certo sei felice. Per certo sei da sola. un silenzio che non ha parole perché s'imbatte nella vergogna. Come fa a dire una mamma che non si sente all' altezza. che non riesce a farsi una doccia, una ceretta? Per certo, non lo si può comunicare, così nell'impellenza del bisogno. Provi a smorzarlo con l'ironia. Una risata salverà il mondo e anche te. Provi ad analizzarlo con pesantezza, quali mondi ha schiuso il mio ventre? Provi a definirlo. La via per il senso di colpa e' spianata. A volte basterebbe solo incontrarsi e riconoscersi. A volte basterebbe solo non sentirsi giudicate. Già ci pensa il superio, dall' alto di uno scranno irraggiungibile. Se ne parla. Se ne dice. Leggi libri. E vaghi su forum oppure no.

Oppure componi un numero. E' quello del melograno. E' quello di vicine, vicine.

Un progetto nato e voluto fortemente per incidere il silenzio. Il silenzio della solitudine delle mamme. Che hanno bisogno d'aiuto. Ma non sanno dirlo. ed è un aiuto concreto. dolce. leggero.

poi domani mattina, ne potete sentire parlare in TV. a uno mattina. nella rubrica storie vere. dalle 11.00 alle 12.00.

ah, dimenticavo ci sarò anch'io!

giovedì 4 ottobre 2012

Quarantasette mesi

prima che l'otto si aggiunga inesorabile. Prima che tu diventi una quattrenne indomita. prima di tutto.
oggi festeggiamo.

un plumcake al cioccolato, con le chiacchiere ai fornelli di donna di repubblica, in uno stampo da palla da rugby, con le estremità ricurve e sbilenche. è questa la nostra forma di dolce. con aggiunta di farina di riso e gocce di cioccolata. la variante di emme-minou. per dire che quelle mani sono mie. quelle manine sono tue.

un plumcake da portare all' asilo. perché il distacco sia più dolce e meno dura la panca rossa su cui ci scambiamo baci e abbracci lunghi, lunghi fino all' ora di pranzo.

l'ho fatto mentre dormi. arranocchiata. e di notte, formiamo una T.
l'ho fatto nel silenzio, quando tutto è avvolto e spumoso.

oggi festeggiamo. perché, ogni mese, ma adesso di più, celebro, l'imperfezione del sette. prima che si tramuti in otto, un infinito all'insù.

martedì 2 ottobre 2012

spezzate

e poi qualcosa si spezza. e non sai più come riannodarlo. perchè sei grande.
e un giorno diventi spettatrice di giochi bambini. e sai che quel mondo non è tuo.
e all'improvviso ti rendi conto del calcare che indurisce i tuoi tratti. che proprio non vogliono saperne di sciogliersi. e cerchi invano un trattamento muriatico che vada bene per gli esseri umani.
e d'un tratto realizzi - ma lo sapevi, oh se lo sapevi - che da qualche parte, si è annidata la dolcezza. ma rimane nascosta. per vedere l'effetto che fa.
e così sperimenti di quanto sia difficile atteggiare il volto in un sorriso.
e per caso consideri che è così. che ci sono limiti che segnano un non ritorno. che una volta superati, avvincono lo stomaco in conati inespressi.
e alla fine non sai dire, ma mantieni un silenzio nodoso. più pesante di mille di parole.
e di colpo, intendi che, basta un frase, una frase bambina, per fare affluire tutto quello che avevi nascosto. e le guance sono accaldate. e corri a dare quell'abbraccio negato. e ti affretti a dire che non succederà più.
e per beffa, l'attesa ti ha bugerato. ma credi che quell'attimo tu possa riaverlo indietro.

venerdì 21 settembre 2012

sono triste

-Sono triste
-Perché sei triste?
-Perché mi hai dato un schiaffo e non si fa. Perché mi hai uno schiaffo?
-Perché ero arrabbiatissima con te
-Ti e passata l'arrabbiatura?
-Si
-Sono passati i capricci stellari?
-Si
-So che non ne farai più
-Sei sempre la mia migliore amica?
-Si
-E tu di più
-No, tu di più
-Sei ancora triste?
-Si
-Perché?
-Tu lo dici

lunedì 17 settembre 2012

qualche notizia

quando ero piccola, l'estetista di mia mamma, la signorina biondino, si divertiva a sentirmi snocciolare i miei progetti per l'avvenire.
avrei vissuto in africa. in una fattoria. con tutti gli animali. anche i serpenti. mi sarei sposata a diciotto anni. avrei avuto sei figli. tutti, rigorosamente, con parto naturale. dal mio immaginario bambino il cesareo era decisamente bandito.
adesso, che guardo il mondo dal trentottesimo piano del mio grattacielo personale, di ferino c'è solo un segno zodiacale. quello del signor emme. mitigato dalle ascendenze equilibrate della bilancia.
di pargoli, una sola, ma vale per sei. se le faccio quelle domande sceme, ti-piacerebbe-se-nella-pancia-di-mamma-ci-fosse-una-bimba?, mi risponde, no-mamma-sto-bene-così.
d'africa ne ho visto un pezzetto. mi affanno a tradurlo in lentezza.

mercoledì 12 settembre 2012

non ci siamo fermate

E così siamo andate. Dopo tre giorni di promesse mancate per un senso di nolontà che non ho voluto indagare, ma anche per preoccupazioni tipicamente adulte (peli in ricrescita, camuffati non troppo bellamente, da un'abbronzatura sbiadita), ma anche perché abbiamo fatto tante cosine (panini al latte, dolcetti cuoriciosi, un fantastico paio di superga di lamè glicine, con annessa querelle sul numero : “io calzo 27, no minou il 27 ti fa venire le bollicine..allora proviamo il 28. Ma questo 28 mi cade dal tallone, meglio il 27 mamma…) alla fine siamo andate. Nel meraviglioso mondo dell’acqua, sotto forma di piscina, il Tibidabo.
Con la gioia delle prime volte, che solo i bambini sanno trasmettere, ci siamo fiondate da pocoyo (emme-minou-mobile) alla volta della meta agognata. Per i primi dieci scalini, borbottavo e mugugnavo. Poi mi sono detta: torna bambina. Poi  mi sono detta, guardale gli occhi brillano. Con questa certezza ineluttabile, sono scivolata nel mio personale mondo da quattrenne.
In macchina, con remedios a gola spiegata di gabriella ferri, abbiamo urlato la nostra emozione  e, propri lì, quando la colombo diventa un trampolino verso il mare, eravamo incontenibili. Con le ali.
Vento urticante. Non ci siamo fermate.
Catena bianca e rossa all’ingresso della piscina. Non ci siamo fermate.
Bagnino assente e probabilmente a schiacciare un pisolino. Non ci siamo fermate.
Sono appena le cinque, la piscina chiude alle sei.
Fa un po’ freschetto…niente da fare. Minou era già in acqua. Quantomeno con il pensiero. L’adulta che è in me, ha tentennato. Ha indossato degli occhiali di tartaruga, veramente pesanti, e ha intimato: “guarda che, non appena, mi accorgo che hai le labbra nere o che tremi, usciamo!” “ Si, mamma”. Ma già ero meno convinta.
Eravamo solo io e lei. Il bagnino. Lo scivolo giallo. I peli. E un senso di pienezza da incantato stupore.

giovedì 6 settembre 2012

una mattina all'asilo

Perché i figli logorano? Perché abbiamo bisogno di proteggere la  nostra salute mentale, quando ci sono loro di mezzo? Perché, al culmine  dell’esasperazione, gli inculchiamo gli stessi sensi di colpa dei nostri genitori ( sei stata cattiva lilli, ecco perché ti ho portato via il lecca-lecca), dai quali impieghiamo una vita per fuggire? Perché consumiamo tradimenti, quando siamo impotenti? (mamma, va in bagno e poi torna, eh?!!!. Mamma va a parcheggiare meglio la macchina, sennò la polizia mi fa la multa!!!! E le gambine si avvicinano. Ma di poco. E le braccia, si rilassano, ma  negli occhi tremano le lacrime. E guardi attonito tuo madre, sapendo che ti mente. Che è  un modo per arginare quelle braccia, le tue, che la ghermiscono. Ma lei deve andar al lavoro. Te l’ha detto un sacco di volte). Ricominciare è violento. Soprattutto per un bambino.
Perché li minacciamo, bonariamente o meno di fronte ai loro disagi? (guai a te se mangi, andrea, eh?!!! Mi raccomando. Rimani digiuno anche oggi!).
Stamattina l’asilo di minou sembrava un circo impazzito. Una calca di mani, braccia, capelli e occhi bagnati. Messi alla rinfusa da un picasso, bambino anche lui.
Un non-ce-la-posso-fare mammesco e appapa echeggiava sinistro sulle pareti quadrate (bene, adesso, un bacio, ti lascio e senza piangere, martina). Un boccheggiare indomito da devo-andare-è tardi- e chissà che traffico- e di-nuovo, al lavoro: stamattina- non- voleva-che andassi-via.
Seduta sulla panchetta di legno rosso, con minou abbarbicata, guardavo. Occhi comprensivi e attenti. Braccia avviticchiate attorno al suo pansotto. Una miniatura, l’una dell’altra. Abbiamo aspettato che la tempesta lasciasse detriti o poco più. L’ho tenuta stretta. D’un tratto ci siamo alzate. L’ho allontana dalla tragedia che si consumava, ancora, al nostro fianco: lilli, voleva un trampolino per fare i tuffi. Solo così avrebbe salutato il suo papà. Il suo papà rispondeva, quasi per esplodere, che si era tuffata per un mese intero. Po la rabboniva. L’abbracciava, cercando di calmarla. Minou adora tuffarsi. …
Ci siamo avvicinate alla vetrata che dischiude le classi. L’ho incitata ad entrare. La promessa che sarei andata via quando il pavimento sarebbe stato asciuto. Si è seduta in cerchio, insieme a tutti gli altri. Coraggiosi pulcini che affrontano il distacco per coraggiose mamme che devono essere tutto.
“posso guardarti?”. Certo che puoi, minou.
“il pavimento è asciutto, andiamo in classe!”, li avverte vitale, francesca.
Le sussurro un grazie. A nome di tutte.
Un bacio a ventosa. Lungo lungo fino a cento, come dice minou. Con passo fermo mi avvio. In testa le cose da fare. Io alla mia giornata, tu alla tua. Per oggi, senza sensi di colpa.

lunedì 3 settembre 2012

ah....i rientri...

Stamattina ho deciso di fugare le zie grigione, nicoletta costa mi perdoni, che ammuffivano nella mia mente. Così di buona lena, ho indossato i panni della casalinga. Non troppo disperata. Ho lanciato un’occhiata al lino stropicciato dei pantaloni bianchi: "dai appendici, tiraci fuori da questa valigia". "Ormai sono quattro giorni". "Dacci alla nostra casa". E vabbè. Con minou al seguito , trotterellante e inesausta, mi son mossa a pietà. Ho dato casa a pantaloni, vestiti e biancheria intima. Un pò in ordine e un pò alla rinfusa, però. La valigia è sgombra. Ottimo. Ho preso coraggio e ho affrontao il pavimento del soggiorno. Minacciosi agglomerati di polvere mi sormontavano. Temerari e spavaldi.
Con volontà ferrea ho impugnato la ramazza. Minou, fiereggiava delle sue costruzioni post moderne: torri sbilenche con cubi mordibi, cubi duri, cubi magnetici. Insomma un’esplisone di cubi. Poi gli occhi sono stati rapiti dal nitore appannato del turchese: insomma, il portabiancheria. "Coraggio portaci a fare una bella doccetta". Si dacci una bella centrifugata", gridavano in coro asciugami spaiate, short con faccine a go-go di hello kitty, eccetere, eccetera. E vabbé. Vi carico e vi porto.
E vai. Con soddisfazione sconosciuta. Ogni tassello tornava a posto. Segno del rientro o quasi a casa. Mi merito una pausa. Mi lavo, mi vesto. minou mi segue a ruota. "Posso uscire con musichina (il suo bolide rosso e blu)?" "No. Ci sarà da camminare. La strada è lunga. Non posso portarvi in braccio tutt’e due". Stranamente si convince. Nessuna mediazione dialettica da condurre. Il mio ego fa una capriola, le zie grigione all’orizzonte, dissipate. Mi avvio sulla stradina, a rallentatore. Destinazione, chiesa. Ci provo quantomeno, oggi. Oggi che è domenica. È come una mancanza. La voglio riempire. Stremata dalle fatiche casalingoidi, questa boccata d’aria è quello che ci vuole. Al ritorno, come da copione, per un lungo tratto, porto anche minou in braccio. È felice. Stanca. Ma felice. Sono felice. Stanca, ma felice.
"Ciao casa siamo tornate". Il saluto. Cade nel vuoto. La casa non risponde e nemmeno il signor emme che giace riverso tra le braccia d’edera di morfeo. Ore 11.00.
"Lo vediamo?", mi sventola happy feet,  minou, in un revival di cose sue , ma da scoprire, perché “sono tornata a roma per la prima volta”. Ci abbracciamo sul divano. Mi alzo. Pappa da preprare. Potage? E potage sia. Emergenza pupù da sbloccare. Mi industrio ai fornellli. Con rinnovato stupore. E degna della creatività di un gourmet, mi evolvo in peperoni, riso basmati e pollo. Wow, quasi non ci credo. Ore 11.30. Il signor emme , continua a giacere riverso..poi la stanza prende aria. La sua. Il suo corpo si materializza, il volto rilassato, i capelli scomposti. Un buongiorno squillante. Varca la soglia della cucina e…..."ci sono queste cose da lavare” motteggia genuino, adocchiando la pila di piatti,  bicchieri, posate e bicchieri che chiedono pietà dal freddo alluminio del lavello.
"Si, ci sono delle cose da lavare". Rispondo distratta. E aggiungo…"le puoi lavare tu, dopo". "Perché non le puoi lavare tu?". "No, io non posso. Sto cucinando". "Ah…

martedì 10 luglio 2012

Perché tu non sei altro da me

In fondo vorremmo che fossero semplicemente nostri. Che fossero davvero una nostra appendice. Nessuno è immune. In fondo vorremo che non fossero altro da noi. I casi sono due: o ne facciamo tanti (crisi permettendo o crisi infischiando) o ne basta uno. E non per la crisi. È più facile credere, d’istinto e di natura, che sia nostro, che ci appartenga. E ti accorgi che, invece, sono altro da noi, non perché abbiamo due occhi, due gambe un volto, due mani, con cui afferrano, prendono e scarmigliano. Non da questa evidenza fattuale che induce moto, allontanamento. No. Ti accorgi che non ti appartengono perché scelgono. Diversamente da te. In opposizione a te.
Il capriccio, il sommo spauracchio di genitori con figli in età bambina, è da sedare, blandire ignorare, mortificare, domare. Il capriccio? Ma si. È la prova vivente che non sono nostri. È la voce con cui ci dicono: qui incomincio io e finisci tu. Si dice che le mamme, tutte, esclusa nessuna, sappiano come ferire. Sappiano usare le parole per farlo meglio di tutti. Più di tutti. È la controaerea al capriccio bambino. Qui inizio e finisco io e, tu , con me.
Avete ai pensato alla rabbia che induce il capriccio? È la misura dell’impotenza. Ci sentiamo stanche, non sappiamo gestirli. Andiamo dicendo. Ma, in fondo, in fondo, l’avvilimento è un altro. È la conferma che andranno via. Che sanno fare a meno di noi. Ed è l’inizio di un’ambivalenza, nel rapporto con la madre, che tormenta e svilisce. Che richiede occhi che approvano, sempre. O infinito spirito di ribellione. Fine pena, mai.

giovedì 5 luglio 2012

parole ai bimbi, otto

Guarda che ti portano via! (a matteo, 3 anni e mezzo)
Sono tre ore che stai steso per terra!!!! Mi vuoi dire dove ti sei fatto male???? Se non me lo dici, ti tiro uno schiaffo, così hai male per davvero. Lo sai che un altr’anno  vai in prima elementare??!!! E mamma no c’è e se piangi ti dicono SCEMO?????!!!! (a lorenzo, 5 anni e mezzo)
Guarda le tempeste come scendono dai gonfiabili!!!! (a micol, 8 mesi)
A me mi piace non esiste! Ma perché non scendi normale da questo benedetto scivolo? Perché scendi di testa? (a valerio, 3 anni e mezzo)
Ma tu sei pazza? Ti butti per terra??? Adesso mamma si arrabbia! (a elisa, 2 anni e mezzo)
Non vuoi venire al mare con papino???? Noooo???? Ammazza che antipatica! ( a monica, 3 anni)
Ascolta, a mamma: metti la maglietta nei pantaloni! (ad aurora, 2 anni)
Dobbiamo andare a prendere tuo fratello! No, basta! Non andiamo più da nessuna parte! (a diana, 4 anni)
Quattro, ho detto!!!! Sbrigati che ne hai già fatto uno! Dai, forza, ti dò una mano. Andiamo, forza, è ora di andare….no, andiamo allo scivolo e basta!!!! (a melissa, 3 anni)
No, chiara! Questo gioco è da grandi! Poi arriva lì e non sai scendere! (a chiara, 2 anni)
Giulia, non essere prepotente. Fate un po’ per uno! (a giulia, 3 anni)
Enrico, una volta e poi basta! Dai che stanno chiudendo…dai! Lo senti quel signore??? Ti sta urlando!!! Oddio come devo fare? Lo devo fare piangere? (a enrico, 3 anni)
Non puoi stare con mamma attaccata! I bambini stanno li e le mamme stanno qui! (a maya, 2 anni e mezzo)

sabato 16 giugno 2012

ripensamenti

seno gonfio. svenimenti inusuali. e poi stanchezza. e poi sonno. no, un 'altra volta. no, un altro figlio. appena l'ho scoperto l'ho chiamata. sono stata fotunata. era d'estate. l'ho chiamata, angela, la mammana.

no, per telefono, no arrivo subito e vediamo quello che si può fare.

aspetto. e prego. fai presto, angela. adesso che sono sola. qui in questa baita di montagna sotto il cileo
d'estate. dimmi cosa devo fare che io un altro figlio non lo voglio

eccomi, eccomi. mi tasta il ventre. mi tasta i seni. le mani adunche e ruvide.

ecco quello che devi fare.

per giorni e giorni, ogni mattina il mio risveglio era di fuoco. acqua come fuoco versata sui piedi, acqua come fuoco versata sul ventre. i denti stretti a chiudere il dolore dell'acqua come lava. ma io questo figlio non lo voglio. i piedi rugosi e rossi ammollati come il pane per le polpette.
giorni e giorni di questa abluzioni. alla fine ne ho perso il conto.

la pancia spuntava contro il fuoco e le polpette. il seno stillava promesse di latte.
niente, niente da fare. tu c'eri e volevi uscire da me. io c'ero e non ti volevo.
ho smesso di combattere.

quando sei nata, ti ho amata subito. ti ho amata di più perchè ti volevo di meno.
adesso che la pelle si arrende alle pieghe del grasso, solo io continuo a sapere. solo io continuo a vederla.
è una cicatrice. con tante striature bianche.

lunedì 4 giugno 2012

parole i bimbi, sette

"lori scendi dai buchi e ti porto a fare la cacca...tieni stretto il culetto, tienilo stretto!!!...non fare la cacca!!!" (a lorenzo, tre anni e mezzo)

"ma perchè fai lo stupido?" (a manuel, tre anni e mezzo)

"tanto tra un pò arrivano le guardie e dobbiamo andare via...e comunque adesso basta che voli troppo alta!" (a serena, tre anni)

"ci vuoi tornare sulla rete? allora scendi!" (a matteo, cinque anni)

"vogliamo andare a casa? la nonna ti dà la cotoletta...buona, buona!" (a davide, 3 anni)

" se non ci sono bimbi, non ti ci fa andare il signore sulla giostra che gira....ci può andare?...mamma mia che paura sto' coso!....devi stare ferma, ferma, eh!....guarda, guarda come stai immobile!" (a veronica, quattro anni)

"tu tetti, io leggo" (a clara, 23 mesi)

"tu sei proprio un monello! devi essere più espansivo!" (a fausto, 18 mesi)

"vai..vai là che c'è mangiafuoco!" (a giorgia, 2 anni)

venerdì 1 giugno 2012

la mia mamma sta con me

La mia mamma sta con me
Claudia Porta è una blogger (lacasanellaprateria.com) bella, magra e felice.  Sulla copertina del suo ultimo libro, La mia mamma sta con me, conciliare famiglia e lavoro grazie a internet (Il leone verde editore, 16, 00 euro), guarda con dolcezza i suoi bimbi (due dei tre) mentre giocano. Davanti a lei un computer bianco. Alle sue spalle il nitore della luce di Provenza, dove vive.
Claudia Porta è intelligente. Ha saputo coniugare impegno e passione declinando la sua mammitudine in ricchezza.
La mia mamma sta con me si legge d’un fiato. Perché è un diario, un prontuario, un pozzo di consigli che raccontano di chi c’è l’ha fatta. Di chi è riuscito a trovare un equilibrio, sfatando il mito della perfezione che vuole le donne-mamme, tutto-fare e a ogni costo.
Organizzando la sua giornata, facendo famiglia con un marito che, per un certo lasso di tempo, si è trovato a fare il mammo-casalingo.
È la storia di come tutto questo sia stato possibile: una passeggiata sulla promenade a Montecarlo, (dove vendeva yacht di lusso a lussuossimi clienti) con il primo figlio al seguito e un incontro. Un papà tedesco avviluppato al suo bambino in uno sfolgorante mei tai.
Così accade che Claudia s’ingegna e inizia a realizzarli. Così accade che con costanza, cuore ed emozione fa l’impresa. La sua.
Mentre sfogli le pagine hai voglia di andare avanti fino alla fine. Di cacciarti da dosso quello svilimento che ti prende quando senti di non avere energie perché tutto, proprio tutto non riesci a farlo.
Di quella nostalgia per qualcosa di tuo che potresti realizzare, ma non sai ancora come. Insomma, questo libro traccia un sentiero. Da seguire. E ci sono tante altre donne che, alla fine del libro, raccontano di come hanno trovato il loro.
Grazie Claudia.

mercoledì 23 maggio 2012

From Medea. Maternity blues. emme incontra grazia

from medea (maternity blues) è una piéce teatrale. l'ha composta grazia verasani (bolognese doc, scrittrice e co-sceneggiatrice del film di fabrizio cattani). parla di rina, vincenza, eloisa, marga. sono madri. sono assassine. dei loro figli. mentre le pagine ti inghiottono, l'essenziale non è invisbile agli occhi. le parole scarnificano il loro significante. sono piane. nude. ti avvincono. i tuoi occhi non giudicano. cercano di capire. senza alcuna voluttuosa insistenza. potrebbe capitare anche a te. e cerchi di comprendere.

io grazia l'ho intervistata. ecco quello che ci siamo dette.


Com’è nata l’idea di scrivere un testo del genere?
E’ nata nel 2002, a ridosso del caso Franzoni. Non ero interessata al caso in sé, non è stata questa la molla, ma ero colpita negativamente dal modo superficiale e “fascista” con cui molti media, televisivi e cartacei, semplificavano il dramma e lo giudicavano imparzialmente. Mi era intollerabile assistere al carosello di opinionisti a gettone, criminologi, psicologi, personaggi televisivi che puntavano il dito invece di sforzarsi di scavare a fondo e di comprendere. Allora ho utilizzato la fiction, la materia letteraria, per raccontare una maternità diversa, non solo l’incubo della depressione post partum e le vicende famigliari e di solitudine vissute dalle mie quattro protagoniste, ma anche la fatica di essere madre oggi, soprattutto in questo paese, dove alle madri è richiesta una sovrabbondanza di meriti e mansioni superiore alle forze umane di chiunque.  Ho scritto di getto questo testo per le donne ma anche per gli uomini, anche perché credo fermamente che una donna che uccide un figlio sconta una pena che non ha termine, è interna, definitiva, e proprio per questo ha il diritto (e la società deve garantirlo) di continuare a vivere e di essere curata.
Quale donna di quelle che racconti hai conosciuto? Quale ti rappresenta?
Le ho conosciute dentro di me.  Mi rappresentano tutte, perché mi sono immedesimata totalmente. Ho letto anche molte testimonianze, grazie ad un amico psichiatra. Ma poi ho cercato in me stessa. Il testo nasce anche come mia forma personale di ribellione contro il senso di colpa cattolico, e infatti l’unica che alla fine si toglie la vita è anche l’unica a essere credente. Nella maggioranza dei casi, l’infanticida tenta il suicidio, che è come sappiamo condannato dalla religione cattolica. Ma sopravvivere al senso di colpa, in una società civile e laica, dovrebbe essere una responsabilità, non un’espiazione.
Cosa ti ha affascinato della mente di queste madri?
La loro profonda solitudine. L’incapacità di parlarne con la propria madre, con le amiche, con i compagni, perché ci si vergogna di soffrire, di confidare un disagio, o di non provare istinto materno. Sono donne che non comunicano il loro malessere soprattutto per la paura di essere giudicate madri snaturate.  Sono donne depresse che spesso non hanno la forza di chiedere aiuto.
Perché, secondo te, accade?
Perché la società, non solo le persone che ci stanno più vicine, sono spesso distratte, perché c’è un atteggiamento manicheo: bianco o nero, buono o cattivo, e non si va mai in profondità.  Perché la tv ci racconta le maternità edulcorate delle attrici, ma per la maggioranza delle donne non è così. Le donne lavorano, si occupano della casa, dei figli, e sulle loro spalle gravano troppe aspettative. A volte il troppo stroppia, e si esplode. Bisogna parlarne. Bisogna prevenire. Bisogna lavorare a una società che sia più dalla parte delle donne e delle madri.
Hai figli?
Non in senso stretto, non in senso biologico.  
Se dovessi definire la tua piéce con un aggettivo, quale sarebbe?
Dura. 
Com’è nata la collaborazione con Fabrizio Cattani?
Si è interessato al testo quattro o cinque anni fa, è stato un lungo iter, molto difficoltoso per lui. Nessuno voleva produrre un film del genere. A riprova che in Italia è ancora, purtroppo, un tema tabù. Fabrizio ha creduto con passione in questo progetto e gliene sono grata.

domenica 20 maggio 2012

balene in lontananza

il tema è spinoso. di quelli che fanno arrossire, accelerano i battiti del cuore. colgono d'improvviso.
è il battito del cuore adulto che s'impenna. è fiato di polmoni capaci che va in corto circuito. è il segno continuo di come i bambini stupiscano.

the didactic pirate è il blog di un papà frou, frou, ovvero gay. sposato, una bimba di 10 anni, divorziato e con il peso del coming out verso il suo universo mondo. dice di avere comunicato questo cambio di rotta a tutti i suoi più cari. per ognuno di loro ha trovato le parole per dirlo. a fatica. con imbarazzo. con sollievo.
all'appello mancava lei, la sua bambina.

così, in una splendida mattina di un sabato qualunque, complice l'oceano, i surfisti e il richiamo delle balene, il pirata decide che è arrivato il momento. aveva pensato di scrivere un discorso. di leggerle una lettera. ma ha desistito. in questi casi  la guida migliore è l'istinto.

le dice che vuole condividere una cosa importante con lei. le parla di amore romantico che affligge ed esalta gli essere umani tutti. anche se sono dello stesso sesso. le menziona esempi, a lei noti, di questo amore tra esseri dello stesso sesso. le dice che c'è voluto tanto tempo, ma anche lui, da adesso in poi, appartiene a quell'emisfero umano che mischia stesso a stesso.

lei lo guarda, lo interriompe e fa: "vuoi dirmi che sei gay?. "si". lei tace. dopo un pò, gli dice: "sono arrabbiata con te, papà. perchè non me l'hai detto prima?". rimangono così in silenzio. s'incamminano sulla spiaggia. balene in lontananza contro il pallido sole d'inverno.

mercoledì 16 maggio 2012

parole ai bimbi, sei

"di che colore la vuoi la palla, lollo?" "rosa" "rosa???? forse la vuoi gialla, azzurra....è un gay questo bambino!" (a lorenzo, 2 anni)
"non m'importa se piangi! è l'ultimo giro. ti prendo e ti porto via!" (a elisa, 2 anni e mezzo)
"nano, se non scendi dall'altalena, ti do un cazzottone!" (a damiano, 2 anni)
"vedi, vedi come sei, a papà? non mantieni le promesse. papà ha fatto finanche il giro. si è fermato. vedi, vedi che non mantieni le promesse? avevamo detto due minuti...ridi?? tu la sai lunga!" (a flavio, 4 anni)
"sei mia..si sei mia...adesoo ti mangio di baci. quanti baci vuoi, 50?" (a margherita, 3 anni)
"vai pipo! ci sono gli altri che stanno aspettando, non sei da solo. dai che andiamo a fare merenda, dai che ci mangiamo la marmellata....andiamo..andiamo a prendere il gelato e il chupachupa!" (a pipo, 3 anni)
"vuoi vedermi veramente arrabbiata????" (a sofia, 2 anni)
"....le devi toccare tutte le bimbe, flavia?? si, si, sono vive!" (a flavia, 18 mesi)
"scusami, tesoro! non abbiamo fatto yuppete!" (a giulia, 3 anni e mezzo)
"non ce la fai, non ce la fai. tanto non ce la fai!" (ad aurora, 2 anni)
"come non fa niente, Angela! ti faccio spaventare a te con i fuochi, vuoi vedere?" (ad angela, 5 anni)
"allora claudia, mamma ti spiega: simone è all'asilo, è inutile che lo cerchiamo...vuoi un pò di ciuccio? forse è meglio di no!" (a claudia, 2 anni)
"queste ruote cigolano, gigia! squittiscono come dei topolini: SQUIT, SQUIT, SQUIT... (a clara, 20 mesi)

lunedì 14 maggio 2012

sei mamma abbastanza?

su times magazine di questa settimana giganteggia, in copertina, la fotografia di jaime lynne grumet, una mamma di 26 anni, e di suo figlio, di tre anni e mezzo. lui ha i piedini sullo sgabellino. per raggiungere cosa? la tetta di mamma. lei ha lo sguardo fiero e un pò sfrontato. una mano sul fianco a sostegno della sua tetta imbevuta di latte e di bocca bambina. sul fianco di jaime, il punto interrogativo. rosso. come la domanda che un pò fa arrossire (indignare, sorridere, bearsi, stralunare): sei mamma abbastanza?  la risposta di jaime è si. lei ha abbracciato e condiviso la teoria del pediatra Bill Sears, meglio nota come attachement parenting, ossia legame parentale. i pilastri di questa teoria sono sette:

formazione di un legame affettivo fin dalla nascita (toccare, annusare, tenere in braccio, baciare, accarezzare, stringere, avvolgere)
allattamento al seno (anche ad oltranza. decidono mamma e bambino quando smettere. è provato che l'allattamento al seno prolugato non reca danno a nessuno)
dormire insieme al bambino
"indossare" il bambino (utlizzando, fasce, marsupi, che, soprattutto per i piccini piccini, non interrompono il legame di pelle con la mamma)
credere nel valore del pianto del bambino (ossia, non dubitare circa la natura del suo richiamo. non vuole essere viziato. vuole avere la certezza che ci siete)
attenzione oculata all'utilizzo di nannies, tate e puericutrici. ossia di qualcuno che possa, in qualche modo, sostituirsi a voi nel rapporto con il bimbino
conciliazione del ruolo di genitore con le altre sfaccettature del vivere umano.

il medoto sears affascina e seduce. se accettato come filosofia di vita, conduce ad atteggiamenti estremi. in alcuni casi. surreali. o lo odi o lo ami.
ti fa sentire alle stelle. oppure ti condanna.
dimenticavo di aggiungere che jaime è una modella. incredibile. che le fanno compagnia altre donne. c'è anche dionna, che allatta insieme i suoi figli: uno di quattro anni e l'altro di cinque mesi.


anch'io continuo ad allattare minou che ha tre anni e mezzo. adesso solo per farla addormentare. dormiamo insieme tutti e tre nel lettone. la strapazzo di baci. la mangio di carezze. la tempesto di abbracci. l'ho tenuta in braccio, molto spesso. e sono sempre accorsa al suo pianto. non ho avuto tate.ma non per questo mi sento una mamma migliore delle altre.

mercoledì 9 maggio 2012

un pò più grande

è successo così. all'improvviso. al mattino soliti gesti. colazione, abluzione, vestizione. si ritorna alla normalità. alle proprie giornate. lei ai giochi, io al computer. in macchina è silente. la musica di sottofondo distrae da motori arrabbiati e facce assonnate. il semaforo, il vigile che c'invita a passare, il lungo rettilineo. fino a giù. la ruspa degli scavi archeologici è gialla, ma è ferma. minou in posizione saluto al sole, sembra delusa. ecco rallento. ecco la corsia giusta. siamo arrivate. tetta, fino a che finisce la canzone. pipì vicino a pocoyo (minou dà sempre un nome alle cose, anche alla mia macchina, che è azzurra pocoyo). no, non mi scende. va bene, la facciamo insieme ai bagnetti. mi si avviticchia, trepidante. in marcia. il cancello verde ci occhieggia. un rumore rauco del videocitofono, e il giardino si apre pieno di giochi. oh, guarda ci sono anche i gonfiabili! che bello! ecco le scale. scendiamo, appiccicate, mamma. restiamo così, fiato dentro il fiato. appendini. k-way giallo che vola via. pipì ai bagnetti, c'è l'omino delle pulizie, ma possiamo andare. saliamo la scala. l'abbraccio è sempre più stretto. quando te lo dicono, mamma. vai via, quando te lo dicono. ti accompagno fino a là, fino all'angolo. raggiungiamo l'angolo. ad altezza minou, le boccuccia è un bacio a ventosa. vado. buona giornata. dopo, il mio rito è un distributore. un cappuccino. lo sorseggio fino alla macchina. un trenino di bambini mi sfila davanti. provo a nascondermi. minou non mi vede. solo io. il treno si scioglie in giardino.. circospetta, mi avvio sullo stesso sentiero. passi su passi. e poi sono lì. dietro a un cespuglio. la scorgo. le manine che torcono la maglietta. il faccino spaesato. le ripeto mentalmente: minou, avvicinati allo scivolo, avvicinati allo scivolo. ma lei rimane immobile. il faccino contratto. il mio sguardo incrocia quello di lalla. una muta preghiera. avvicinati. io non posso. io non devo. sto andando via. lalla è accanto a lei. e poi ecco, d'improvviso il pianto. il cuore perde un battito. tutte le cellule sono scappate da lei. i piedi di granito dietro al cespuglio. non posso, non devo. è solo lacrime. interminabile. so che non si farà consolare. so che vorrà farcela da sola. poi lalla le tende la mano. vanno insieme a prendere qualcosa. il pianto non c'è più. adesso ho il cuore più leggero. da oggi minou è un pò più grande.

martedì 8 maggio 2012

confessioni di una mente pericolosa

The stir è una comunità virtuale che comprende l'universo mondo mammesco (o quasi) d'oltre oceano. affascinate dalla copertura che solo l'anonimato conferisce ai misfatti, le utenti hanno confessato. ecco le ammissioni più urticanti della pericolosa mente delle madri irrompere nell'etere.

1) ho lasciato i miei gemelli di cinque mesi da soli, a casa. dovevo accompagnare un mio amico. i bimbi dorminvano e io abito in un quartiere sicuro.
2) ho lasciato mio figlio con il pannolino sporco per tutta la notte. troppo stanca per cambiarlo. si è beccato una brutta dermatite e ho mentito con il pediatra dicendogli che ignoravo la ragione di questo arrossamento raccapricciante.
3) ho lasciato il  mio bimbo di due anni da solo mentre faceva il bagno. io mi aggiro in casa e faccio cose. sono comunque insieme a lui.
4) sono andata in vacanza con mio marito per alcuni giorni e ho lasciato mia figlia all'asilo nido a giocare e dipingere come piace fare a lei. una volta ogni tanto fa bene avere del tempo tutto per sè.
5) dopo tre anni di fidanzamento mi sono sposata alle bahamas con il mio compagno. i nostri figli, tre miei e tre suoi, non sono stati inviati.
6) rimprovero i genitori di altri bambini se infrangono le regole quando sono a casa mia.
7) quando siamo al supermercato, lascio che mio figlio mangia o beva qualcosa prima di pagarla
8) mio figlio di tre anni e mezzo può giocare da solo nel giardino della nostra casa. viviamo in un quartiere tranquillo e due cani abbiano a chiunque si avvicini al bimbo.
9) ho tre figli al di sotto dei tre anni. ogni sera vanno a dormire dopo la mezzanotte e la mattina si svegliano alle undici.
10) la mia bimba di quattro anni indossa una maglietta con delle scritte volgari del tipo: "sono lo schizzo di papà!". io la trovo simpatica!
11) lascio che i miei figli vadano in giro nudi nel nostro giardino. non c'è più grande senso di libertà!
12) mi auguro di non avere figli. di avere le tube inerti. tanti auguri alla mamma che verrà e non sarò io, sicuramente!
13) ho portato mia figlia di dieci mesi in auto e senza seggiolino. ma io ero dietro con lei. le avevo messo la cintura di sicurezza e il "viaggio" è durato solo dodici chilometri.
14) al parcogiochi, mi siedo su una panchina e guardo mio figlio che si arrampica ovuque. non lo aiuto.
15) ho dato ai miei figli l'antistaminico per assicurarmi che si addormentassero presto la sera. avevo bisogno di dormire anch'io.
16) i miei figli possono continuare il loro pisolino da soli e in macchina quando siamo rientrati a casa, dopo aver fatto la spesa o altre commissioni. io vado a controllarli ogni cinque minuti. soprattutto, la temperatura all'interno dell'auto.
17) io e mio marito siamo amanti dei bar e degli aperitivi. così quando è nato mio figlio, ad appena un mese di vita, si è unito all'allegra compagnia!
18) ho un figlio di sei mesi e ne voglio un altro. mio marito no. è categorico. è per questo che ho smesso di prendere la pillola e sono seduttiva a tempo, nei miei giorni fertili, ovviamente!
19) sono arrabbiata. dopo due figli maschi, ecco arrivare il terzo. avrei tanto voluto una bambina!
20) ho la depressione post-partum. mia mamma e mio marito lo sospettano. ma io nego e ancora nego. non voglio andare dal dottore. temo che possano portarmi via la mia bambina.
21) quando è nata la mia prima figlia, ho pensato che fosse davvero brutta.
22) ho due figli. uno di due anni e l'altro di nove mesi. avevo preso un pacchetto per andare a disneyland tutti insieme, ma quando i miei si sono offerti di accudirli durante la nostra assenza, non ci ho pensato due volte: siamo andati da soli, io e mio marito.
23) tolgo il piagiama alla mia bambina di due anni solo se le fa piacere. in genere lo indossa per tutto il giorno, anche se andiamo a fare la spesa o dal dottore. non vedo quale sia il problema se lei sta comoda!
24) di notte, quando fa molto caldo, dormo nuda. i miei bimbi fanno irruzione e dormiamo insieme, così.



venerdì 4 maggio 2012

mamme in corsa

i siti web a tema, i magazines di settore sono tutti presi da suggerimenti e consigli su come affrontare uno dei d-day nella vita di un bambino: la festa della mamma. manca poco più di una settimana e ovunque, via etere e non, colori squillanti, punti esclamativi debordanti, occhieggiano con alcuna discrezione.
tra tutte le inziative che mi hanno dardeggiato, quella che mi piace di più, che riecheggia raceforthecure, che mette in scena, soprattutto, la corsa quotidiana della mammitudine.
parlo di mamme in corsa un happening per corridoresse glamour in fasce e non (le mamme, ovviamente..ma sono benvenuti anche i papà e gli adorati pargoli), che sfrecceranno per i sentieri alberati di villa borghese il 13 maggio a partire dalle ore 10.30.
l'iniziativa è promossa da pinkroma.it (http://www.pinkroma.it/mamme/mamme-corsa)
accorrete numerose....chi partecipa, vince comunque!

9 cose da non dire ad una mamma che lavora

Direttamente dagli States, ecco un quasi decalogo di quelle domande che una mamma che lavora ha sentito dire, si è sentita dire e non ha saputo come rispondere (forse).
Hai davvero bisogno di lavorare?  
Puoi cortesemente considerare i tuoi affari economici e non ficcare il naso nei miei? Sarebbe la risposta immediata. Tuttavia con l’aplomb che contraddistingue gli adulti si possono utilizzare le parole della molto esimia sociologa Anne Shelton che, direttamente dall’Università di Arlington, in Texan, declama: “Molte donne e molti uomini lavorano perché hanno bisogno di guadagnare, di percepire del danaro per sostenere le spese della famiglia: e con due stipendi è meglio.  Lavorare per guadagnare non dovrebbe fare sentire in colpa le madri. Sentitevi libere di condividere, con chi vi rivolge questa domanda, uno stretto ragionamento che consideri le plurime figure racchiuse in una donna o, semplicemente, trinceratevi, dietro un educato non-mi-sento-a-mio-agio-a-discutere-delle-mie-questioni-di-finanza-familiare.
Non ti preoccupa il fatto di non stare con I tuoi bambini?
“Persino quando una mamma lavora, è rivestita totalmente della responsabilità dei figli e della loro cura” così afferma Michelle LaRowe, autrice del libro Working Mom's 411: How to Manage Kids, Career and Home. Le riposte? “ I bambini possono trarre beneficio anche dalle cure di altre persone che gravitano nel loro mondo”, oppure, “ i miei bambini, quando io lavoro, stanno con persone che aggiungono valore alla loro vita e sostengono le miei idee su come dovrebbero essere tirati su”, o ancora: “quando ritorno a casa, i miei figli mi hanno tutta per loro. Non sono sicura del contrario se fossi con loro 24 ore su 24”.
Hai letto degli ultimi studi sui figli delle mamme che lavorano?
A chi noi non è capitato sentire, da parti di amici o parenti tuttologi, di alcuni studi che dimostrano come alcune scelte dei genitori danneggino i figli. Ma soltanto una mamma sa cos’è il meglio per la sua famiglia. Il modo migliore per difendersi dagli io-so-come-essere-una-buona-mamma è…. “ho sentito che ci sono tanti, ma proprio tanti, benefici per i figli delle madri che lavorano”.
Deve essere bello fare una pausa dai figli!
Ma perché è possibile prendersi una pausa dai figli? Raramente le madri, anche quelle che lavorano, hanno una tregua. Una mamma che lavora è sempre una mamma “in pena” per i suoi piccoli. Anche quando è al lavoro. Quindi, se qualcuno vi rivolge falsamente estasiato, una frase del genere, ricordategli che tutte le madri hanno bisogno di una pausa, una volta nella vita. Anche quelle che non lavorano.
Sei cosi fortunata a lavorare da casa. Ma perché mai avresti bisogno di una tata?
Questa dichiarazione implica che lavorare da casa e giocare con il pupo sia un’ipotesi della realtà! E allora che ben vengano le tate a sollevare le mamme durante le ore che giornalmente dedicano a lavoro, pur rimanendo a casa.

Perché avere dei figli se sarà qualcun’altro a prendersene cura?
Oddio!  questa “sconclusione” logica significa che tu sia diventato genitore senza consapevolezza alcuna della tua scelta. Reca in sé il concetto che non sarai una buona madre, se lavori. La vera fatica, invece, risiede solo nel trovare il giusto equilibrio. La decisione di avere uno, due, tre (quanti figli desideriate) e continuare a lavorare è difficile, ma personale. Personalissima. (nel tono da utilizzare per questa risposta, usate un timbro inequivocabile su PERSONALISSIMA).
Un’altra recita (partita, torneo, evento) a scuola? Ma non eri uscita prima già la scorsa settimana?
Se qualcuno veramente noioso vi rivolge una domanda del genere, assumente un atteggiamento di allegro riconoscimento verso la vostra azienda che riconosce nella famiglia una priorità. Non c’è da scusarsi, o sentirsi in colpa. Voi state solo amministrando lecitamente la magica parola: “flessibilità”.
” Se lavorassi, mi mancherebbero tanto I miei bambini”
La conclusione sillogica di questa frase sarebbe che le mamme che lavorano hanno il cuore di pietra, non hanno sentimenti. La verità vera è che dei nostri figli sentiamo la mancanza comunque. È un sentimento che accumuna tutte le mamme del mondo. Ma cosa c’è di più bello che tornare a casa dal lavoro e venire letteralmente investita da baci, abbracci, domande e racconti del cucciolo? Cosa c’è di più bello che ricevere una sua telefonata a lavoro e sentire il cinguettio della sua vocina?
Le donne dovrebbero rimanere a casa con i bambini
Coraggio! se senti o ti viene rivolta una tale flautata affermazione, prendi fiato, conta fino a dieci e poi convinciti fermamente che è solo una prospettiva differente dalla tua. Non è più giusta, né più sbagliata.
(fonte: woman’s day)


mercoledì 2 maggio 2012

parole ai bimbi, cinque

"cristianooooo, non mettere le manine in bocca, sono sporche!" (a cristiano, 16 mesi)

"dammi il culetto, dammelo...vieni qua!!!!" (a matteo, 2 anni e mezzo)

"viene a vedere un millepiedi, francesco! corri!" (a francesco, 6 anni)

"no, non è una lucertola, andrea! è un filo d'erba!" (ad andrea, 5 anni)

"mo basta co sto ciuccio! mo lo diamo alla befana e se lo porta!" (ad alice, 4 anni)

"ma come si arrampica!!!!....e nel giro di una settimana! è un movimento continuo!" (a francesco, 4 anni)

"andiamo a fare la vaccinazioneeeeeeee!!!" ( a elisa, 12 mesi)

"vedi lei com'è brava! come mangia il biscottino!" (a martina, 18 mesi)

"manca qualcosa, manuele?....per esempio, la mela verde...non è che devo stare attenta io ai tuoi giochi!" (a manuele, 4 anni)

"mamma ti porta al parco. però quando mamma ti dice andiamo...no, mi devi ascoltare....qual è la regola numero quattro? si ubbisce sempre a mamma e a papà!" (a noemi, 2 anni e mezzo)

"leva le mani dalla bocca, a nonna!....cacca, cacca!!" (a manuel, 10 mesi)

lunedì 30 aprile 2012

pace

ieri sera. al letto. solito lettone, libro diverso. il coloratissimo libro della pace di todd parr. la dedica è "a tutto il mondo, con affetto". le parole in rosso sull'ultima pagina, rigorosamente gialla, "il mondo è un posto migliore grazie a te". nel mezzo ci sono tanti modi di essere pace. eccone la mia lettrice minou, con quali occhi l'ha letto

pace, vedere il pupazzo di neve
pace, vedere il naso
pace è in estate
pace, la pizza
pace, le scarpe
pace, le nuvole
pace, tanti bimbi che nascono
pace con tutti quanti: amica e mamma
pace, vedere un pesciolino
pace, avere una pizza con tutti
pace, la casa
pace, sentire la musica
pace, la casa che dorme
pace, vedere le scritte
pace, amica: essere mamma e papà

sabato 28 aprile 2012

parole ai bimbi, quattro

"mamma, c'è la puzza qua dentro.....e tu che vai a sentire la puzza????" (a gabriele, 6 anni)

"uh guarda che ha vinto, barbamamma! come sei stata brava! l'ha vinta lei, proprio brava!" (a matilda, 2 anni)

"al biliardino non ci gioco con te, non mi va! chiedi a un bambino o aspetta che arrivi tuo padre!" (a tommaso 6 anni)

"senti se vuoi stare ai giochi, devi fare quello che ti dico io, non quello che dici tu! (a davide, 18 mesi)

"flavia, vieni ad aiutare davide??? gli fai vedere come si fa???? mi fai questa cortesia???? (a flavia, 4 anni e mezzo)

"federicaaaaa, ferma! torna indietro. enrica sta lì, perchè lei è brava e lo sa che non ci deve andare lì! (a federica, 4 anni)

venerdì 27 aprile 2012

happiness kit, dimitra tzanos

esiste la ricetta della felicità? secondo dimitra tzanos, illustratrice con una violenta passione per il turchese, si. l'ha ritratta, colorata e regalata alla comunità degli internauti.
(dimistratzanos.com)

io vorrei

io vorrei non minacciare ("sia chiaro: alla prima occasione che strisci le scarpe sull'asfalto mentre sei nel passegino, torniamo a casa!") io vorrei mediare incessantemente, venirle incontro sempre, comprenderla come altro da me, io vorrei non sentirmi satura di giochi, frizzi, intrattenimenti, filastrocche inventate sul momento, opposizioni; io vorrei non assecondare il suo capriccio, non sentirlo, ingnorarlo. io vorrei guardarmi allo specchio e riconoscermi. invece, accade che se mi fermo troppo, questo viso, questi occhi non li riconsco più. è questo il mistero insondabile della maternità? questo il suo sembiante? il totale sradicamento da sé? per questo è così difficile essere madre? perché migri da te a vita?
qualche giorno fa la guadavo nella vassa (vasca). cinguettante contro le onde invadenti (spruzzi come cascata che debordano sul pavimento). ho provato un senso di straniamento. chi è questa bambina? cosa ci fa qui? il mio specchio. la fonte del mio spasimo, nel bene e nel male. poi d'un tratto si è girata. mi ha chiamata: "allora, mamma, devi fare cosi"...e mi insegnato un esercizio acquatico. non ero più sdoppiata tra un prima e un dopo. ero ritornata dentro. dentro il suo respiro regolare, quando la notte dividiamo lo stesso cuscino, nello stesso letto; dentro la sua morbidezza del suo: "se ci rimani male, ti abbaccio!"; dentro le sue lacrime, dentro le sue domande. fuori da me. fuori, per una volta almeno, dalla trepidazione urticante di essere perfetta.

giovedì 26 aprile 2012

tagesmutter

finalmente qualcosa si muove.
la cooperativa romana patatrac promuove un corso per diventare tagesmutter. di origine teutonica, recentemente attechita nel nord d'italia, la "mamma di giorno" per i bimbi da 0 a sei anni, si propone di conciliare le ambizioni lavorative delle mamme con la loro mammituine. come? mettendo a disposisione la proprio casa ospitando bambini altrui. i bimbi vengono intrattenuti e coccolati proprio come in un asilo. le differenze? l'ambiente (una casa, ovviamente che rispetti determinati requisiti) e i costi, decisamente abbordabili. il che non guasta in tempi di crisi nera come la pece. la sensazione psicologica di lasciare i bimbi a casa, la cognizione di rinverdire il concetto di faamiglia allargata, in qualche modo.
le sovvenzioni per l'attivazione di questi corsi sono regionali. alla fine del corso, che partirà dal prossimo 28 maggio e si potrarrà fino alla fine di luglio, verrà consegnato un attestato di frequenza. da settembre partiranno i tirocini. la frequenza è pomeridiana, dalle 15.00 alle 20.00.
beh, è pur sempre un inzio per andare alla ricerca di un mondo nuovo!

mercoledì 25 aprile 2012

parole ai bimbi, tre

"andiamo un pò da mamma? ti va?" (a marco, due anni e mezzo)

"ti sei fatta male? eh, niente, niente, non è successo niente..alzati, dai andiamo!" (a rebecca, 4 anni)

"allora, scendi? scendi dallo scivolo? sei hai paura non andare...fai un altro gioco!" (a michela, 2 anni)

"lorenzo, non esiste non voglio! adesso tu vuoi!" (a lorenzo, 3 anni)

"mettiamo la berrettina? visto che tira vento e tu hai le orecchie delicate!" (a emma, 2 anni)

"e non piangere in continuazione quando si tratta di fare qualcosa!" (a elena,, 2 anni)

"e tu, tu dove vai così? tu non ce la fai da sola!" (a lada, 2 anni e mezzo)

"ma tu, quando vai via, devi chiamare mamma!" (a ilaria, 4 anni)

"hai fatto la buona o la monella?" (a martina, 2 anni e mezzo)

"la prossima volta la facciamo prima di uscire dall'asilo, elisa! che non è possibile farla fuori la pipì!" (a elisa, 3 anni)

"me lo dai il ciuccio? te lo tiene zio! matteo guarda tutti stanno senza ciuccio, tutti!" (a matteo, 2 anni e mezzo)

"quando sono piccoli danni fastidio!" (una signora generalista)

sabato 21 aprile 2012

lo siento

un bimbino azzurro con un cappello azzuro, che dice CIAUUU!, viene lasciato a guardia di un castello fatto con i mattoncini colorati, da un elefantina rosa che barrisce sorridendo e barrisce se si arrabbia.
lui si chiama pocoyo, lei ellie.
il castello? beh, non ha la bandierina. così ellie ne va a comprare una e pocoyo diventa una sentinella. ha un unico compito: salvaguardare l'integrità del castello. ma la tentazione di vederlo andare giù e di trasgredire all'ordine di ellie è davvero e fatatamente inesorabile. così pocoyo toglie prorpio quel pezzo, quel pezzo che fa venire giù tutti gli altri. ellie ritorna saltellante, con la sua bandiera in mano e.... tragedia e tutto distrutto....
pocoyo è dispiaciuto assai..si avvicina alla sua amica e le sussurra: mi dispiace. grandi abbracci e il castello rifiorisce con tanto di ponte levatoio e fossato....
insieme a peppa pig, pocoyo è il cartone culto di minou. lo segue in TV, lo segue su youtube, preribilmente tramite I-pad. questo episodio è nella sua top-ten e adora vederlo in spagnolo....in spagnolo mi dispiace si dice lo siento....
un pomeriggio come tanti, uno scontro ferale tra minou ed emme, in una tenzone davvero vorticosa di muro contro muro...i duellanti sono ammaccati, dolenti e dispiaciuti. motivo del contendere? il rifiuto netto e inappellabile di minou: "non voglio dormire"...dichiarato con la bocca spalancata in uno sbaglio...." va bene", proclama emme dardeggiante in attesa della resa....il tempo scorre, gli occhi tenacemente aperti..il capriccio per un amichetto di peluche messo "non al suo posto" e ha inizio il tira e molla: "andiamo-a-dormire-tu-hai bisogno-fisiologico-di-dormire-non-possiamo-andare-al-parcogiochi-se-non-dormi....sei-stanca, lo-vedi che-sei-stanca?"......poi emme esonda in un "basta!" elfantiaco, seguito da un "in baccio" piagnucoloso e tremante. ripetuto e insinuante. emme cede, salmodiando stupefatta che "è incredibile, incredibile"... minou è in braccio...dove andare? per evaporar rabbia e dispiacere, colpa e perdono? ma certo in farmacia! ma certo l'acquisto dei clismi baby in questi casi è un toccasana. scendiamo le scale. facciamo la compera che dobbiamo fare, proprio lì dietro l'angolo e, al portone, mentre emme si affanna ad altezza minou nell'impellente ricerca delle chiavi, che sono sempre dove non le stai cercando, i loro sguardi s'incrociano e dalla sua boccuccia esce: "lo siento, mamma!". le lacrime di emme sono immediate e innocenti. l'abbraccio avvolge e riscalda. la tempesta è passata.

mercoledì 18 aprile 2012

vicine....vicine....

questa è un'iniziativa bella, bella.

coinvolge le mamme e intende creare una rete di ascolto e sostegno fra di loro.
non si snocciolano consigli, non si cerca una sostituzione (del tipo io-ci-sono-passata, io-so-come-si-fa).
si vuole costruire una vicinanza che strappi dal gorgo della solitudine che tutte, nessuna esclusa, abbiamo sperimentato di ritorno a casa con il fagottino, silenzioso o urlante, tra le braccia.

l'ideona è venuta alla donne del melograno di Roma, Luana Panichi in testa.

il progetto ha ricevuto il sigillo di approvazione da parte dell'assessorato alle politiche sociali e per la famiglia della provincia di roma e del municipio n°IX. e a breve sarà presentato ufficialmente, urbi et orbi!

coraggio, non abbiate paura di partecipare.
non abbiate paura di chiedere aiuto.






venerdì 13 aprile 2012

la figlia perfetta sei tu

non esistono madri cattive. le madri, tutte, sono sufficientemente buone.
la madre perfetta sei tu. non è giusto sentirsi in colpa nei riguardi dei figli.
le madri non sbagliano mai
e le figlie? quand'è che una figlia è buona? quando ubbidisce? quando dice si? perchè ha fatto così suo il messaggio della mamma che si fida, si affida e compie le sue scelte seguendo una stella polare che brilla prima di lei?
quando può dirsi cattiva una figlia? quando non compiace? e il compiacere può essere la misura e il nutrimento dell'amore di una figlia verso la madre? quando conta la permanenza nel suo seno, quanto l'essere uscita dalle sue ossa, perchè una figlia sia condizionata in un'espressione di bontà somma?
quanto incide, crescendo, la necessità di essere approvate? come è possibile conciliare la gratuità dell'amore materno con i lacci e i lacciuoli che questo impone? e perchè lo stupore avvince di fronte alla tenerezza del padre e passa inosservato, nella mente di una figlia, se è la madre a ricolmarla di dolcezza?
perchè deve essere così aspro il confronto tra una madre e una figlia quando è in gioco la definizione della figlia in quanto persona? perchè le madri sanno ferire così bene? perchè sanno abbracciare quando è necessario? perchè  così importante specchiarsi, comunque e tuttamente, in una figlia? per dirsi che si è una brava mamma? ma una mamma non potrebbe sfuggire gli aggettivi? perchè una figlia deve vivere in perenne tensione e aspettativa nei riguardi di un cenno affermativo (stai facendo bene), da parte della sua mamma? perchè a volte è così difficile essere figlia? e perchè, quando diveniamo madri a nostra volta, temiamo di essere come Lei, e più ci ripromettiamo di non farlo, più questo accade?
se hai quella mamma è perchè è fatta proprio per te.
se hai quella figlia è perchè è fatta proprio per quella mamma.
sarà banale, ma almeno lascia respirare e sopravvivere.a volte, vivere.

martedì 10 aprile 2012

un'altra volta e basta!

filippo e tonino sono due pesciolini che ne combinano di ogni. usciti dalla testa fatata di nicoletta costa (filippo pesciolino fa gli scherzi), sono gli eroi culto del momento per minou. premettendo che minou allontana morfeo e le sue avvolgenti braccia come una salice piangente allontana la sega, considerando che l'opposizione sfrenata fa rima con processo di autonomia-definizione del sè, ogni sera, prima di andare a dormire, la scena si svolge secondo questo copione.
ore 21, circa: "voglio il latte con i batticuori, ma fino all'orlissimo eh"
"ma poi lo lasci, ne versiamo per due batticuori"
"no, no fino all'orlissimo"
"va bene fino all'orlissimo"

ore 21,e dieci: il latte quieto rimande un pò più sotto dell'orlissimo. una pozzanghera bianca è un tocco di cipria sulla tovaglietta-faccetta di hello kitty.
"minou vai a fare la pipì con papa-papone e poi a nanna"
"no, non mi scende"
"ma almeno prova....papà, papà, viene a prendere questa micetta...?"
"uno, due e tre: pipi. " la mia scende dalla passerina, la tua dal pisellino...vediamo, vediamo come scende la tua?...ecco, ecco qua è scesa anche la tua....mamma quanta pipì"

ore 21 e quindici: minou atterra sul lettone e....."voglio la mela, anzi le barchette di mela"
"le mele sono finite, poi le compriamo al supermarchet" (menzogna spudorata, emme ha un occhio aperto e uno già chiuso)...
"me lo leggi filippo e tonino?"
"va bene, ma una volta sola, che è già tardi"
"te la cerco io la pagina.ecco mamma. inizia da qui"
"emme racconta con brio inusitato le marachelle di filippo e tonino. punteggiate dagli immancabili e stupefacenti perchè di minou...arriviamo in fondo alla pagina e....
"ancora, mamma, me lo leggi ancora?"
"ma avevamo stabilito una volta solaa..."
"una volta e basta!"
"no, minou i patti si rispettano"

e arriva il momento, quello ferale dello scontro di fine giornata, della prova di forza per chi la spunta. due stanchezza uguali e identiche per forza di volontà
ha inzio il mantra in un ritmo pigolante e costante:
"un'altra volta e basta, un'altra volta e basta, ancora una volta, un'altra volta e basta, un'altra volta e basta..."
emme tace. prova a sfuggire le manine di minou che le ghermiscono il mento. prova a non sentire. ma un'altra-volta-e-basta s'insinua si diffonde. si dice, mantieni la calma, conta fino a dieci, conta om,om, om ...ma un'altra volta e basta continua senza sosta...
è la mano di un ruggito da leone quella di emme quando afferra filippo e tonino. è una voce veloce, distante arrabbiatissima quella che cede al potere di un'altra-volta-e-basta.....ma è solo un'altra-volta e basta, questa volta. per davvero....fai bei sogni, minou.